IL CORPO BANDISTICO MUSICALE DI RANDAZZO.
Correva l’autunno del 1847 e nella ridente Cittadina di Randazzo l’amministrazione dell’Opera De Quatris decise di istituire un corpo bandistico cittadino che potesse animare le feste paesane. Da quel lontano autunno inizia la storia del nostro corpo bandistico.
Le fonti documentali ci portano immediatamente al 1891, quando un certo Francesco Vagliasindi, uomo di aspetto austero e di grande intelligenza fu nominato Presidente. Egli capì subito che bisognava assumere un Maestro, uno che avesse studiato la musica e che ne potesse insegnare i segreti ai locali musicanti.
Così un bel giorno un signore d’altezza media, ben curato nel vestire, con un paio di baffetti stampigliati su un volto rotondo come la luna in certe notti d’agosto, scese dal treno proveniente da Catania e si presentò subito al suaccennato Francesco Vagliasindi, che da ore lo attendeva alla stazione.
Costui era il maestro Antonino Borzì, il quale aveva portato al suo seguito il signor Orazio Scuderi, virtuoso della tromba e, fino ad allora, capo banda in quel di Biancavilla.
I giorni trascorsero e il maestro Borzì vedeva crescere di giorno in giorno il frutto del suo lavoro: la banda aveva raggiunto il numero record di trentuno elementi.
Come tutte le cose della vita per loro natura passeggere , anche il maestro Borzì dovette andare via; gli successe il maestro Sigismondo Manno.
Quest’uomo, il cui ingegno musicale e artistico era notevole, continuò l’opera del suo predecessore, avvalendosi della collaborazione dei due capi banda Orazio Scuderi e Santo Bruno.
Nel frattempo, il 28 Ottobre 1922, accadde un evento politico che sconvolse l’Italia e ne cambiò profondamente il modo di vivere attraverso un’ irreggimentazione perlopiù inutile e anche per molti aspetti grottesca; così anche la nostra piccola banda fu costretta a mutare di nome e da banda municipale si trasformò in corpo musicale fascista.
Nuovo Presidente fu eletto il Dott. Consalvo Vagliasindi.
In quel periodo la banda tornò di moda, grazie alla sua obbligatoria presenza in molti rituali del regime: dalle parate militari ai sabati fascisti.
Nel luglio 1929 il Podestà decise di rinnovare al maestro Manno l’incarico per altri cinque anni, ma le condizioni di salute di quest’uomo si aggravarono sempre più e, nel 1931, contornato dall’affetto dei parenti e di tutto il paese, lasciò definitivamente questa terra.
Il problema della sua successione fu presto superato: un simpatico giovane sulla trentina, fresco di conservatorio, fu subito assunto. Era un certo Gerardo Marrone, nato a Lanciano il 25 Luglio 1895, diplomato di oboe e corno inglese.
La sua giovane età e la sua affabilità, abbinata alla parlata settentrionale, gli consentirono di conquistare ben presto l’affetto e la fiducia di tutti.
Il Podestà, con delibera immediatamente esecutiva, lo nominò direttore della banda e della scuola musicale del dopo lavoro.
Il giovane maestro trasferì ben presto a Randazzo tutta la famiglia e, con grande zelo, si mise subito a lavoro.
Il cambiamento di metodo all’inizio disorientò i musicanti, ma quando questi si resero conto del valore umano ed artistico del giovane, modificarono il loro atteggiamento.
Egli subito impose un sistema di lavoro severo e faticoso; le prove si eseguivano ogni sera dalle diciannove e trenta, senza limitazione d’orario.
In quegli anni la banda crebbe moltissimo e ai concerti domenicali la presenza del pubblico era sempre più numerosa: gli applausi e i consensi non mancavano mai.
Nel 1949, il bravo maestro decise di lasciare la banda di Randazzo per andare a dirigere quella di Giarre. Tuttavia egli non volle abbandonare definitivamente quella che per lui era stata la prima esperienza lavorativa, indi vi tornava due volte alla settimana per seguire i suoi ex allievi.
Intanto gli eventi bellici iniziati alcuni anni prima si erano placati, lasciandosi dietro macerie e rovine in un paese che non si riconosceva più. La furia bellica aveva distrutto anche la sala del concerto e in quel frangente la banda era ospitata ovunque capitasse: l’Oratorio di San Domenico e la Chiesa di San Martino erano le sedi preferite.
Il maestro ormai non veniva più e solo la tenacia dei musicanti e del capo banda Di Silvestro fecero in modo che, sia pur in mezzo a tanto dolore per aver perso tutto o quasi, la banda si mantenesse in vita.
La Presidenza fu affidata a un uomo che nella memoria storica del nostro paese ha una posizione preminente: il Canonico Eduardo Lo Giudice. Egli decise, nel 1951, di chiamare un giovane maestro nato a Vallerano in provincia di Viterbo e diplomato in fagotto.
La mattina del 13 febbraio 1951, il Canonico Lo Giudice si recò di buon’ora alla stazione, infagottato in un lungo pastrano nero, per attendere il treno che arrivava da Catania.
Il maestro Lilio Narduzzi scese per primo dal treno e, con la baldanza tipica di chi è giovane, andò incontro al presidente del corpo bandistico.
Nella stessa serata l’energico maestro convocò la banda e volle che provassero un pezzo. Egli rimase molto soddisfatto, sia per il numero dei componenti e sia per la loro preparazione musicale.
Nei mesi che seguirono si lavorò moltissimo, finché una sera di maggio del 1951 si diede il primo concerto. La piazza di Santa Maria era gremita di gente, i musicanti impeccabili nel vestiario e nell’aspetto, il maestro emozionato per il suo primo concerto. Quando salì sul podio, la larga fronte era già imperlata di sudore, ma egli appena diede il via, la magia prodotta dagli strumenti musicali venne fuori. La gente rimase estasiata e gli applausi alla fine non avevano termine.
Lo spettacolo si ripeté nel ferragosto del 1955, quando fu eseguito un concerto insieme alla banda di Giarre, diretta dal maestro Marrone e nel 1957, questa volta insieme alla banda di Catania, guidata dal maestro Michele Ventre.
Nel 1956 divenne Presidente il signor Gaetano Fisauli che resse fino al 1965.
Lilio Narduzzi era ormai divenuto un randazzese acquisito, aveva preso moglie in paese ed era amato e ben voluto da tutti. Intorno alla metà del 1966, a causa delle avverse condizioni economiche del Municipio, il maestro non poté più essere regolarmente stipendiato. Allora Narduzzi, a malincuore, raccolse le sue cose, saluto parenti e amici e se ne torno a Roma.
Il gruppo rimase nelle mani del capo banda Di Silvestro e, negli anni, i suoi successori ebbero lo stesso compito. Tuttavia, Narduzzi tornava ogni anno per dirigere la banda nei servizi a palco eseguiti nelle occasioni più importanti e ogni volta era una festa per amici e parenti, ma soprattutto per i musicanti.
Alla fine del 1970 diventò capo banda il signor Vincenzo Trazzera, sostituito poi dai signori Salvatore Mannino, Gaetano Papotto ed Egidio Cavallaro.
Da diversi anni, per rafforzare l’eredità di una tradizione musicale che palpita nel centro storico di Randazzo, è stata costituita l’Associazione Musicale denominata “Erasmo Marotta”, nostro
concittadino musicista e compositore barocco del ’600. L’associazione svolge anche l’attività d’insegnamento dell’arte musicale ai giovani, allo scopo di perpetuare la tradizione e fare conoscere al pubblico l’immenso patrimonio artistico-musicale appartenente alla nostra Città.
Cosi la tradizione si rinnova e sconfigge la natura distruttrice dello scorrere del tempo.
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