I paesini ridenti che si adagiano alle falde della maestosa mole dell’Etna e che ad essa fanno corona, sono ricchi, come del resto la maggior parte dei centri siculi, di tradizioni antichissime e caratteristiche.
Cinque secoli fa, nella vallata che guida il fiume Alcantara fino al mare, si ergevano salde e ben difese, le alte mura di una fiorente città.
Le vestigia di tali mura sono ancora oggi ben visibili, muti testimoni di un mondo scuro e lontano ma tenace, che forzando l’evoluzione ed il susseguirsi degli avvenimenti, fa capolino anche nell’era moderna.
Ci racconta l’insigne storiografo Sac. Prof. Calogero Virzì che “….i nuclei originari di Greci, Latini e Lombardi, che avevano formato i primi insediamenti della città medievale e che diedero origine ai tre quartieri in cui essa si divide: Santa Maria, San Nicola, San Martino, rimasero tanto nettamente distinti che ancora nel 1500 parlavano tre dialetti diversi “. Tale stato favorì anche rancori, rivalità e lotte interne che si sopirono del tutto solo agli inizi del 1900.
La città è situata a cavallo delle vie di comunicazione tra Palermo, Catania e Messina.
Aveva una grande importanza logistica ed era diventata la “stazione” obbligata di quei nobili, principi e regnanti che venivano in Sicilia per sbrigare i loro affari politici, per conquistare nuove terre, lustro e vassalli o, semplicemente per trascorrere lunghi periodi di riposo nella caccia o nel “giostrar con l’arme”.
Svevi e Aragonesi soprattutto, si installarono nella roccaforte e vi lasciarono tracce inconfondibili della loro permanenza: pregevoli opere (monumenti, altorilievi, intere costruzioni), ci parlano sì della loro dominazione, ma anche di una raffinata civiltà che successivamente non fu più superata.
Quella roccaforte, che già aveva assunto diversi nomi, venne chiamata Randazzo.