Le abitazioni agli inizi degli 900 – parte 2^

Abitazioni urbane . La casa del contadino era modesta come modesti erano i suoi desideri. Una stanza terranea, generalmente adibita a stalla, precedeva ” a dispenza e u magazzinu ” in cui si conservavano: frumento, legumi, granturco, mandorle, noci, castagne etc. Davanti la porta di ingresso una pergola stendeva la sua ombra d’estate ed offriva in autunno grappoli d’uva squisita. Una scala, generalmente di legno, portava al piano superiore.

La prima stanza era adibita quasi generalmente a camera da letto. Il vuoto lasciato dalla scala veniva coperto con tavolate di legno girevoli per mezzo di cerniere, chiamato “catarratu “. “O capizzu ” del letto era appeso il Crocefisso, accompagnato quasi sempre dal quadro di San Giuseppe o della Sacra Famiglia o della Vergine Addolorata. Non mancava la palma o un ramo d’ulivo benedetto. Volgendo lo sguardo al resto della casa si vedeva un altro vano adibito contemporaneamente a cucina, stanza da pranzo e abituale soggiorno della famiglia.Situato talvolta a pianterreno e più spesso nella cucina c’era “u furnu”, alla cui destra c’era ” u fucularu” (fornello rustico). Il pane veniva confezionato in casa in forme variabili; le più note erano: ” u bucillatu ” e ” u culluruni ” . Chiunque si trovava presente all’infornata non poteva e né doveva allontanarsi se non prima le forme del pane venivano messe tutte dentro il forno: altrimenti “si porta a ruosa” (impedisce la cottura completa ).